La scorsa estate, portai per caso i miei figli al parco acquatico di una nota palestra della nostra città, conosciuta soprattutto per i corsi di ginnastica artistica.
Due di loro passarono di fronte alla sala degli attrezzi e rimasero a bocca aperta per un quarto d’ora, osservando i volteggi degli atleti: “mamma vogliamo fare questo!”, dissero in coro saltellando eccitati!
A settembre hanno iniziato entrambi a seguire i corsi e dopo un mese circa gli istruttori ci hanno proposto di inserirli nel gruppo della pre-agonistica. I bambini erano felicissimi al solo pensiero di fare un allenamento in più a settimana, così abbiamo deciso di assecondarli, chiarendo fin dall’inizio che un impegno preso a settembre si porta necessariamente avanti fino a giugno.
È così che abbiamo scoperto un ambiente sano, competitivo nel senso più positivo del termine, serio e molto educativo! Proprio quello che ci voleva per la nostra streghetta di 6 anni!
Con tanta curiosità, ho proposto ai suoi due istruttori, Fabio e Silvia, di rispondere ad alcune domande, per capire meglio cosa imparano, attraverso questa disciplina così complessa, le bambine che loro allenano ( età 6/7 anni) e come affrontano, alla loro età, le paure e le difficoltà.
Qual è la differenza tra pre-agonistica e agonistica?
“Il corso pre-agonistico è un corso di preparazione all’attività agonistica. In termini pratici le ragazze che fanno parte del gruppo dell’agonismo si allenano tutti i giorni per 3 ore (15 ore a settimana). Al nord, dove ci sono strutture che supportano queste ragazze o sistemi scolastici che lo consentono, le ragazze si allenano tutti i giorni compreso il sabato per un monte ore quasi doppio. Fanno dalle 6 alle 8 gare l’anno più le attività collegiali e d’estate si allenano 6 ore al giorno. E’ un impegno importante.”
“Le ginnaste della pre-agonistica invece, si allenano per circa 7 ore a settimana, non fanno gare federali fino agli 8 anni, ma sono stati studiati per loro dei programmi regionali per farle approcciare alla ginnastica e testarle su mobilità, preparazione fisica e i primi elementi di base agli attrezzi: è un grande impegno per la loro età “, spiegano Fabio e Silvia.
In base a quali caratteristiche vengono scelte le bambine da inserire nel gruppo del pre-agonismo?
“Le caratteristiche fisiche in base alle quali vengono scelte le bambine sono la scioltezza, quindi devono avere una buona mobilità e la potenza, cioè una stuttura muscolare che si adatti bene a sopportare un lavoro di preparazione fisica abbastanza consistente.
Inoltre vengono scelte per la loro capacità e velocità nel recepire i comandi e le correzioni, per lo spirito di sacrificio, per la destrezza e per la voglia di mettersi in gioco e di provare a fare i movimenti e gli esercizi senza paura. Viene valutata anche la famiglia, che deve essere di supporto assoluto soprattutto a questa età e dovrebbe aiutare i tecnici, non solo per quanto riguarda l’aspetto motivazionale, ma anche per l’aspetto pratico (per accompagnare le bimbe ai frequenti allenamenti e a tutte le attività a loro riservate) e non dovrebbe porre limiti alle bambine.”
Quante bambine resistono tutto l’anno con questi ritmi?
“Su 10 bambine generalmente ne resistono 8, per fare una proporzione corretta. Se non ce la fanno è perchè si stancano troppo (magari perchè svolgono altre attività durante la settimana) o perchè non hanno ancora una struttura fisica pronta a sopportare tutto il lavoro.”
Quando c’è un momento di difficoltà o di paura, come lo affrontate e come lo risolvete?
“Dipende dal tipo di difficoltà che hanno. Solitamente si fa leva sull’aspetto psicologico, non dando tanta importanza alla difficoltà oggettiva dell’esercizio, quanto a vincere le proprie paure, andando contro un limite mentale. Cerchiamo di spronarle e di fargli capire che quello che gli chiediamo è qualcosa che non le mette in pericolo, che noi siamo sempre vicini a loro per aiutarle a vincere questi momenti difficili, momenti che si condividono e si affrontano insieme. Se necessario infatti l’istruttore fa l’esercizio difficile insieme alla bambina, facendole capire che essere una ginnasta significa anche avere coraggio e grinta nell’affrontare qualsiasi cosa.”
Non è forse quello che ogni genitore dovrebbe fare con i propri figli?
Spronarli a superare ogni ostacolo stando al loro fianco e incoraggiandoli, finchè non riusciranno a cavarsela da soli…
Come motivate le bambine così piccole per far sì che non si annoino e mantengano l’attenzione per 2 o 3 ore?
“È un segreto!”, scherza Fabio.
“La motivazione deriva in gran parte dall’improntare l’allenamento come gioco, quindi l’aspetto ludico non va mai sottovalutato”, spiega Silvia.
“Noi usiamo un tono di voce e una mimica divertenti e spesso mettiamo in competizione le bambine anche su cose banali, perchè a loro piace! Inoltre è necessario modificare la modalità di insegnamento in base alle caratteristiche delle bimbe. Una cosa si può insegnare in tanti modi diversi, quindi se una bimba fa fatica a digerire la lezione “canonica”, si inseriscono elementi divertenti come piccoli premi ad esempio, stimolandole a fare sempre del loro meglio. Alla fine di ogni lezione inoltre compiliamo insieme alle bambine una scheda per la valutazione del comportamento e dell’attenzione.”
“Per noi l’importante a questa età, è che al di là dello sport imparino la disciplina, a rispettare le amichette e l’istruttore, a non litigare e a non discutere durante l’allenamento per motivi futili. Per quanto riguarda l’attenzione, la valutazione è su quanto stanno attente ai comandi dell’istruttore e alle correzioni che gli vengono fatte. Viene tenuto conto anche della capacità di estraniarsi da tutto quello che vedono intorno a loro (le lezioni di altri gruppi, genitori che arrivano o qualsiasi altra distrazione) per concentrarsi su quello che stanno facendo.”
Le bambine tengono tantissimo ad ottenere più linee gialle e verdi possibili, mentre temono molto il colore rosso!
Qual è il ruolo dei genitori durante questo percorso?
“Il ruolo dei genitori è fondamentale perchè le bimbe sono piccole, quindi devono essere veramente un supporto per loro. A parte la disponibilità nell’accompagnarle e riprenderle agli allenamenti, il genitore dovrebbe essere in accordo con il tecnico sui metodi educativi e di crescita. Le bambine a questa età possono avere dei momenti di stanchezza, possono a volte non capire cosa gli chiede il maestro perchè questo è una persona adulta che a volte chiede cose difficili e che richiedono un grande impegno, ma il genitore deve essere il primo, insieme all’istruttore, a dire alla propria figlia di non preoccuparsi di quello che diventerà e degli obiettivi che raggiungerà, ma di essere coraggiosa e piena di grinta per poter dare il meglio di sè in quello che fa.”
Quali sono gli errori più frequenti che commettono i genitori e quali invece gli atteggiamenti positivi?
“È un errore pensare che quello che stanno facendo le bambine sia troppo. Queste ultime vanno incoraggiate e sostenute”, spiega Fabio.
“Un errore frequente dei genitori è quello di mettere loro stessi davanti agli impegni delle bambine (in termini pratici per es. fargli saltare una gara o un allenamento per motivi futili)”, continua Silvia.
“Un altro è quello di tartassare la bambina, laddove ci sia stata una sconfitta, al fine di capire quale sia stato il problema, mentre sarebbe molto più semplice parlarne con l’istruttore. È sbagliato inoltre prendere decisioni drastiche, come quella di ritirare la bambina dal corso per esempio, magari per un problema del quale hanno parlato solo genitore e figlia fra di loro senza mettere al corrente noi. Allearsi con il bambino contro l’istruttore non è una cosa positiva.”
Se ci pensiamo bene, non è quello che accade spesso anche a scuola nei confronti degli insegnanti che magari si sono “permessi” di mettere una nota o di fare un rimprovero?
Perchè continuiamo a proteggerli appena la vita gli pone davanti un ostacolo, invece di incoraggiarli e sostenerli affinchè riescano ad affrontarlo e a superarlo?
“Se le bambine non riescono in qualcosa vanno rassicurate, spiegandogli che basta mettercela tutta e alla fine ci riusciranno. Soprattutto non bisognerebbe caricarle di tante attività settimanali, perchè sono piccole e hanno anche bisogno di divertirsi, altrimenti l’impegno diventa troppo pesante” spiega Silvia.
“Gli atteggiamenti positivi invece sono i seguenti: dare una motivazione costante alla bambina, farle comprendere che sta facendo una cosa sana e giusta per la sua crescita, aiutarla a capire come affrontare gli allenamenti e le piccole gare…dirle inoltre che sta facendo una cosa grande e che deve farla nel modo migliore. È positivo anche il confrontarsi sempre con l’istruttore, esponendo i propri dubbi ed eventuali difficoltà o cambiamenti che la bambina sta vivendo (come per esempio la nascita di un fratellino): in questo modo sapremo come rapportarci al meglio con lei”, conclude Silvia.
Quanto sacrificio comporta, per una bambina di 6/7 anni, frequentare questo corso?
“Se alle bimbe piace non si può parlare di sacrificio, magari dovranno rinunciare a qualche festicciola durante l’anno perchè hanno l’allenamento, o a qualche altra attività o momento di gioco. Sono bimbe che fanno tanto rispetto a chi non fa attività motoria, ma lo sforzo più grande a questa età può essere quello di riuscire a mantenere un’attenzione e un impegno costanti nella fase pomeridiana. Poi quando diventano più grandi e iniziano ad esserci impegni agonistici molto più frequenti, l’allenamento si salta solo in casi di estrema necessità, quindi si può parlare in questo caso di sacrificio, anche se io sono convinta che quando c’è la passione non si viva come tale” dice Silvia.
Come insegnate ad affrontare e superare le sconfitte (un esercizio che non viene, una gara alla quale si arriva ultimi, un giudizio negativo)?
“Spiegando gli errori: come sono intercorsi e come potevano essere evitati e riproponendo la difficoltà da superare con tranquillità. La ginnasta deve prendere coscienza del fatto che è in grado di eseguire l’esercizio, in modo tale che questo non diventi un problema in seguito” dice Fabio.
“Non importa se un esercizio non riesce, l’importante è che la bambina faccia il massimo per sè stessa affinchè l’esercizio venga. Se non viene oggi verrà domani, basta metterci tutto l’impegno. Soprattutto in questa fascia di età, la cosa che ci interessa di più non è la tecnica, ma la loro caparbietà e la loro voglia di impegnarsi.
Una gara in cui si arriva ultimi va analizzata perchè i motivi possono essere tanti: uno può essere lo scarso impegno e lì si interviene in maniera dura, perchè va fatto capire alla bambina che la gara è uno step importante, come ce ne sono tanti nella vita, quindi quando c’è un momento di confronto questo va affrontato con il massimo impegno e bisogna dare il meglio di sè. Un altro motivo può essere la stanchezza, oppure l’emozione di esibirsi in pubblico o la paura del giudizio. Il problema comunque va capito, si analizza il perchè di una sconfitta, se ne parla insieme alla bambina per cercare di superare la difficoltà, ma certamente non si aggredisce una bimba di 6 anni perchè è arrivata ultima”, spiega Silvia.
Quali valori insegna il pre-agonismo ad un bambino?
“Impegno, correttezza, disciplina, amicizia, aiuto agli altri, concentrazione, attenzione, comportarsi in maniera giusta, rispettare gli altri, dare il meglio di sè, imparare a gestire momenti di ansia e di emozione forte, non buttarsi giù di fronte ad una difficoltà.”
A quale età e fase di crescita trovano maggiore difficoltà i ragazzi che frequentano i corsi?
“Sicuramente in fase adolescenziale! A volte le ragazze vivono un dramma…gli sembra tutto difficile, sembra che tutti ce l’abbiano con loro, l’istruttore diventa quello che fa richieste folli, i genitori non le capiscono, a scuola va tutto male, la gara è solo un momento di stress…insomma è tutto amplificato. Poi nel periodo dello sviluppo cambia il fisico e va reimpostato tutto il lavoro, perchè cambia anche la percezione dello spazio e del rapporto con l’attrezzo. Compaiono all’improvviso le paure e la ginnasta spesso non riesce più a fare quello che faceva prima. Di fronte a queste difficoltà oggettive l’istruttore deve essere bravo a gestirle e a fare un passo indietro.”
Quanto serve essere duri e severi?
“La ginnastica è una disciplina dura ed essere duri in forma gratuita non serve assolutamente a niente…bisogna essere severi ma con moderazione”, spiega Fabio, non consapevole, forse, di essere considerato il “cattivo” dei due. Lo scrivo con il sorriso perchè le bambine, almeno la mia, lo temono ma nello stesso tempo gli vogliono un gran bene!
“Io sono cresciuta in un clima duro e severo e sinceramente mi è servito” racconta Silvia.
“Credo che servano entrambi gli aspetti: da un lato serve la dolcezza, anche perchè sono femmine -dice sorridendo Silvia- e la durezza fine a sè stessa porterebbe solo ad un disastro, ma nel contempo credo che serva essere severi perchè non manchi mai il rispetto nei confronti degli istruttori. La severità però deve essere anche accompagnata dal giusto riconoscimento dei successi, dell’impegno e di tutto ciò che c’è di positivo. A questo scopo noi usiamo delle piccole ricompense durante la lezione (caramelle, medaglie ecc.) perchè se una bambina lavora al massimo mettendo tutta la sua grinta per riuscire a fare un esercizio, va premiata .”
“Inoltre penso che vadano sempre rispettati i ruoli”, conclude Silvia. “Noi siamo gli istruttori e loro sono le atlete che stiamo allenando, tra di noi devono esserci prima di tutto rispetto e fiducia reciproci. Se si instaura questo rapporto tutto funziona!”
Quella di cui parla Silvia è la stessa relazione che a mio parere dovrebbe instaurarsi tra insegnante e alunno e tra genitore e figlio. Ma esistono ancora figure di riferimento così solide capaci di indicare la strada con fermezza e nel contempo di motivare e spronare i ragazzi facendo leva sui loro punti di forza?
Vi lascio con questa riflessione e concludo dicendo che lo sport è una grande scuola di vita e una grande opportunità di crescita per i nostri bambini…
Fabio e Silvia sono un po’ come la seconda famiglia delle nostre bimbe, perchè in palestra portano avanti i nostri stessi valori aiutandole a rafforzare la loro autostima, a credere in sè stesse e a non arrendersi mai davanti alle difficoltà.
Ringrazio Fabio e Silvia per avermi dedicato un po’ del loro preziosissimo tempo.
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