Cinque figli sono troppi per vivere in pace le emozioni.
Queste si mischiano, si confondono, si concentrano tutte in uno spazio temporale troppo ristretto e non c’è tempo per viverle fino in fondo: l’emozione per il primo giorno delle medie di Alessandro, per il primo giorno di materna di Marco, per il primo giorno di scuola degli altri tre, che erano elettrizzati come se fosse la prima volta (e in effetti era un po’ come se lo fosse, dopo tre mesi di vacanza!).
Alessandro ha iniziato lunedì, due giorni prima degli altri. L’ho accompagnato davanti a scuola ed è entrato quasi subito.
Non so cosa mi aspettassi, ma è finita lì, in pochi minuti…come se fosse un giorno qualsiasi.
Non vedevo l’ora che tornasse per sentire i suoi racconti ma non aveva granchè da dire, a parte consegnarmi una lista lunghissima di materiale da acquistare.
Mercoledì mattina toccava agli altri: alle 7 erano già tutti pronti, grandi e piccoli. I due delle elementari erano agitatissimi per questo nuovo inizio e io davanti a scuola a malapena sono riuscita a salutarli.
Ognuno è corso dai propri amici e intorno avevo una folla di mamme, le veterane, ansiose di salutarsi e di raccontarsi un po’ dell’estate appena passata. Scattavano foto e sfoggiavano un trucco perfetto e sorrisi soddisfatti, pronte per ritrovarsi a fare due chiacchiere davanti ad un caffè prima del lavoro (al grido unanime di “LIBERTÀ!”).
Poi c’erano quelle del primo giorno in assoluto, della prima volta in 1°: in lacrime, con i visi paonazzi e gli occhi lucidi, mentre pensavano alla loro creatura che stava compiendo il grande passo.
Dieci minuti e la campanella era già suonata e io avevo perso tempo ad osservare quello mi accadeva intorno (che insensibile!).
Poi è venuto il momento della materna: anche qui mamme spaventate ed emozionate affollavano l’entrata e i bambini alla loro prima esperienza piangevano a dirotto.
Tommasino è corso dalle sue maestre dopo avermi salutato con un bacio. Marco invece è entrato nella sua classe attaccato alla mia gamba, ma dopo nemmeno cinque minuti gli ho spiegato che sarei andata via per un po’, l’ho salutato e con l’aiuto della maestra me ne sono andata senza che nemmeno piangesse. Era il suo primo giorno ma io non ero affatto preoccupata.
Non avevo nemmeno un po’ di ansia per lui, né di nervosismo, né di insicurezza; nessuna domanda per le maestre che continuavano a spiegarmi cose che conoscevo a memoria, solo un po’ di curiosità per le sue reazioni.
Sarà che c’ero passata altre quattro volte prima, ma mi sono sentita un po’ in colpa: numero 5, l’ultimo, l’ultima faccenda da sbrigare della prima mattinata.
“Sono un’insensibile”, ho pensato. Non ho avuto il tempo di concentrarmi su nessuno di loro e sono rimasta lì imbambolata con un groviglio nello stomaco non ben definito.
Poi però mi sono data un pacca sulla spalla da sola e mi sono detta che per fortuna non si sposeranno tutti insieme, né discuteranno la tesi tutti nello stesso giorno …ecco, lì forse avrò il tempo di emozionarmi e di piangere! Perchè una lacrimuccia deve uscire, se no che mamma sei!
Uscita da scuola non sapevo se andare a festeggiare per la libertà ritrovata o tornare subito a casa, con la paura di trovarla all’improvviso vuota e silenziosa.
Ho ascoltato questo caos dentro di me per qualche istante, distratta dal fatto che fuori da lì avrei dovuto iniziare a CORRERE!
Correre per poi ritornare a scuola alle 10 per il piccolo e poi alle 13 per tutti gli altri e nel frattempo preparare un pasto decente, occuparmi dei cani, della spesa e di alcune telefonate importanti. E poi continuare a correre dopo pranzo per portarne uno a ginnastica dalle 15 alle 18 e uno dalle 17 alle 20 (e certo, mica potevano coincidere gli orari!), pensando nello stesso tempo alla cena con eventuali amici dei figli, ai panini al latte per le merende di scuola, ad un ciambellone per la colazione, alle coccole da elargire a turno dopo cena ecc. ecc. ecc.
Ma tranquilli, è tutto a posto…è solo settembre e io non mi sono ancora clonata!
Sono stata ufficialmente risucchiata dal vortice ed è stato un brutto, bruttissimo risveglio…
Voi che potete però, mi raccomando, fermatevi…ed emozionatevi!
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