Due fratelli confabulano in bagno, il più piccolo ti chiama: “mamma mamma, corri, guarda!”
Non vedi…prendi la torcia, ti avvicini e lo vedi: un pelo!!!
Dalla comparsa di quel disgraziatissimo pelo inizia uno di quei periodi in cui spediresti tuo figlio su un’isola deserta.
E non tanto perché ti risponde male (ci prova), ma perché ti rendi conto che tutto l’ambiente che lo circonda rema contro di te e i tuoi principi, quelli che hai cercato di insegnargli fin da piccolissimo; e più cerchi di allontanarlo più lui ne viene attratto.
Ti senti come contromano in autostrada: correttezza ed educazione non vanno più di moda.
Inoltre non c’è un minimo di coerenza tra quello che imparano a casa e quello che vedono appena mettono il naso fuori dalla porta:
-i genitori si rispettano, ma diversi amici li insultano;
-l’insegnante, per il ruolo che riveste, merita lo stesso rispetto…ma in classe c’è chi risponde “stai zitta” ad un rimprovero;
-le sconfitte/delusioni vanno digerite, gli errori riconosciuti…ma le madri fuori da scuola inseguono le insegnanti per protestare contro una nota (il loro piccolo di appena 1,60 mt. è tornato a casa piangendo poverino!);
-in famiglia non parli a parolacce né dici volgarità, quindi sei strano perché “tutti lo fanno”;
-cerchi di insegnargli ad impegnarsi per raggiungere un obiettivo, il bello della natura, dello sport, della musica…ma intorno ai ragazzi c’è un vuoto: di valori, di interessi, di passioni.
Cara Dottoressa Harris, se le cose stanno come dice lei nel suo libro “Non è colpa dei genitori”;
se davvero dopo i dieci anni non siamo più in grado di influenzarli a meno che non stiano sempre sotto i nostri occhi;
se contano solo le esperienze che vivono con i coetanei;
se ciò che cerchiamo di trasmettere non ha effetti a lungo termine sulla loro personalità;
se il modo in cui si relazionano all’interno del gruppo di pari li condizionerà per tutta la vita;
se il massimo che possiamo fare è dargli una famiglia felice, che facciamo? Li incateniamo al radiatore, come lei suggerisce ironicamente?
Cambiamo scuola, quartiere? Facciamo un biglietto di sola andata per l’Australia?
Succede così, che guardi tuo figlio e improvvisamente lo vedi cambiato: prima era timido, riservato, sempre sulle sue, un pesce fuor d’acqua.
Poi riesce a trovare la sua strategia per sentirsi parte del gruppo: avvicinarsi agli “animatori” della classe (i bravi ragazzi sono troppo noiosi?!).
“Signora, cerchi di far capire a suo figlio che non gli conviene stare con questi elementi, sono ai limiti della sospensione”, ti sentirai dire…già, cara insegnante, questo è il problema: fargli capire che deve essere se stesso, sempre.
Ma lui non sa chi è…sta ancora cercando la sua strada, sperimenta vari ruoli, quelli che tu non vorresti mai!
Cerca di farsi accettare dal gruppo dei suoi coetanei, per fortuna solo sostenendoli e non conformandosi, ma diventando inconsapevolmente loro complice.
E allora gli stai addosso con il fiato sul collo e lo minacci spiegandogli che, al primo passo falso, la fiducia verrà meno e lui verrà recluso in casa senza nessun tipo di contatto col mondo esterno.
Diventi anche un’abilissima detective: lo scruti, lo osservi, arrivi a scuola nascondendoti tra la folla per guardarlo mentre interagisce con “gli elementi”, senza farti vedere!
Quello che vedi non ti piace per niente: i suoi amici ridono sguaiatamente, si spingono, strattonano un ragazzino più piccolo di loro, si sussurrano frasi all’orecchio…e tuo figlio lì come un salame. “Allontanati”, cerchi di gridargli col pensiero; ma ride, li guarda soddisfatto, senza perdere mai la sua compostezza…vorrebbe essere come loro.
Poi c’è il telefono, ti convinci che sia custode di grandi segreti…così lo farai, sicuro che lo farai!
Corromperai il fratello per farti dire il pin e spierai le conversazioni su WhatsApp!
Nella maggior parte dei casi non emergerà niente di troppo sconvolgente, tranne una serie di volgarità dette per fortuna non da lui e qualche discussione sul videogioco preferito…ma tu non riuscirai comunque a stare tranquilla perché ormai, che tu lo voglia o meno, dovrai controllarlo mantenendo le distanze!
Inoltre, ci sono cose che proprio non accetti:
-che le tue parole non contino più come prima;
-che i modelli da imitare siano Sfera Ebbasta, la Dark Polo Gang (no comment…per ora!) e gli “elementi”;
-che inizi a pensare a una fantomatica ragazza (chi è???);
-che intorno a te ci siano pochissime persone con gli stessi obiettivi educativi;
-che le poche che ci sono ti evitino come la peste pensando che ormai tuo figlio sia “un elemento” come gli altri;
-che essere bravi a scuola e comportarsi bene non sia un valore aggiunto ma motivo di scherno.
Depressa da tutte queste considerazioni vedi solo due vie d’uscita: decidere di andare a vivere in campagna lontano da tutto e da tutti e senza mezzi di comunicazione o comprare quel meraviglioso biglietto di sola andata!
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