Quello che sto per raccontarvi è il bellissimo itinerario che abbiamo programmato due anni fa per Pasqua con i nostri bambini.
L’esigenza era quella di trovare, come base, un paese più o meno equidistante da Matera, che non avevamo ancora mai visitato, e dagli altri luoghi che desideravamo vedere: Polignano a mare, Alberobello, le Grotte di Castellana, Trani e Castel del Monte, e sul percorso di rientro, l’Abbazia di Montecassino.
Cercando su Booking abbiamo scelto Noicàttaro. Mai sentito ? Neanche noi prima di allora !
1° giorno : Noicattaro
La notte dei Crociferi
Siamo arrivati il giovedì di Pasqua, intorno all’ora di pranzo. Dopo aver preso possesso dell’appartamento e sistemato le nostre cose, ci avviamo a piedi nei vicoletti di questo luogo a noi sconosciuto.
Entriamo nell’Ufficio Turistico ( già stupiti che ce ne fosse uno ! ) per chiedere informazioni e ci accoglie il Presidente ( di cosa non abbiamo ben capito ). Ci propone “un’imperdibile” visita guidata delle cappelle e delle edicole votive di tutto il paese, e , mentre stiamo per declinare l’invito, lui insiste dicendo che alla fine del “tour” ci avrebbero offerto una degustazione del tipico calzone alla cipolla e taralli nell’ex frantoio del centro !
A questo punto, solo per motivi mangerecci, accettiamo !
Nel frattempo sono arrivati anche i nostri compagni di viaggio che ci seguono non molto convinti; così comincia il giro di questo paesino tutto bianco, molto ben curato e pulito, dai vicoletti stretti ed accoglienti, nei quali spesso i portoni delle case sono vetrate, attraverso le quali le vecchiette con lo scialle sbirciano dalle tendine.
Ci fermiamo di fronte ad ogni edicola votiva, mentre la guida parla sotto una pioggerellina leggera ad un gruppo formato non solo da noi (incredibile!).
Finiamo poi nella piazza della chiesa barocca della Madonna della Lama,
dove hanno allestito un falò gigante ( dalla tradizione sembra per allontanare le calamità della grandine ) che alle 20,00 in punto viene acceso.
Ci spiegano che sta iniziando la processione del primo Crocifero, un uomo incappucciato con un saio nero e una corona di spine che trasporta, scalzo e con una catena alle caviglie, una croce di 50 kg. fermandosi di chiesa in chiesa. Ne seguiranno altri dopo di lui, tutti circondati da ragazzi con fiaccole e raganelle di legno per ricordare lo scherno a Cristo.
Sul portale di ogni chiesa deporranno la pesantissima croce e si autoflagelleranno con la catena che loro stessi trascinano!
Al loro passaggio il paese si illumina del riverbero dei ceri rossi.
I bambini assistono stupefatti alla suggestiva processione.
Visto il coinvolgimento degli abitanti ci immaginiamo che tutto questo non sia una trovata turistica, ma un’ intima e sentita convinzione che il dolore possa essere l’unico riscatto dal peccato…
Dopo questa parentesi per noi così inquietante, il tour finisce in un caratteristico ex frantoio illuminato solo da candele, nel quale ci si siede su balle di fieno: lì ci aspetta il tanto meritato pezzo di calzone alle cipolle (uno solo!) e taralli fatti in casa (a pagamento!).
Andiamo a letto affamati ma contenti di aver partecipato!
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